Eroti

Particolare dell'anfora del IV secolo a.C. (opera del c.d. "Pittore di Afrodite") conservata al Museo archeologico di Paestum. La figura rappresentata è Afrodite, dea della fertilità, e richiama il suo arrivo sull'isola di Cipro: al suo passaggio la vegetazione esplode rigogliosa. La dea è circondata da due eroti con ali di colomba.
Sarcofago romano risalente al III secolo d.C., in marmo tasio; oggi conservato al The Walters Art Museum in Baltimora. L'immagine in altorilievo rappresenta simbolicamente la celebrazione della vittoria della vita sulla morte: le due figure poste ai lati di un grande scudo con testa di Gorgone rappresentano la dea Vittoria; le due figure poste sotto lo scudo centrale, inserite come barbari sconfitti in un trionfo, sono di sesso femminile (la particolarità risiede in quella di destra, in atteggiamento di sofferente lamento, mentre la figura di sinistra assume un atteggiamento di orgoglio con la testa ben sollevata); verso gli angoli, figure grandi di Eros (eroti) che indossano ghirlande di alloro; sulla parte superiore del sarcofago, ancora figure alate di eroti imitano la medesima scena centrale posta in basso, mentre altri ancora innalzano un trofeo consistente in un'armatura.
Amor e Psyche. Scultura romana su modello greco risalente al II secolo d.C. conservata all'Altes Museum di Berlino. La vicenda di Amor e Psyche è narrata nelle Metamorfosi[1] di Apuleio (II d.C.). Il dio Amor (Eros) si innamora della bellissima fanciulla Psyche e le fa visita ogni notte con il patto che ella non cerchi mai di vedere il suo volto. Psyche tradisce il patto e Amor si allontana da lei. Per riconquistare l'amato, Psyche si sottopone a durissime prove impostegli da Venere (Afrodite) finché lo stesso dio Giove (Zeus), mosso a compassione, non l'aiuta facendogli così conquistare l'immortalità e quindi accogliendola sull'Olimpo come sposa di Amor. Amor e Psyche rappresentano l'amore umano e quello divino, inteso come il percorso spirituale che l'anima umana (Psyche) deve intraprendere per tornare ad essere puramente "divina" dopo aver scontato i propri errori. Il tema è spesso raffigurato nei sarcofaghi come immagine della felicità nell'oltretomba.
Cammeo raffigurante il dio Ermafrodito con eroti. Conservato al Museo dell'Hermitage (San Pietroburgo, Russia) l'opera, risalente al I secolo d.C. proviene dall'Egitto ed è attribuita a Sostratos. Nel IV secolo a.C. Ermafrodito viene rappresentato come un ragazzo con i seni sviluppati, successivamente come la dea Afrodite ma con i genitali maschili[2].
Eros che incorda l'arco - Copia romana in marmo, rinvenuta nel Ninfeo degli Eroti di Ostia, dall'originale di Lisippo conservata nei Musei Capitolini di Roma.
La prima menzione di Eros armato di arco e frecce la si riscontra nell'opera di Euripide Ifigenia in Aulide[3]:
«Avventurato chi prova fa
della dea dell'amore con
temperanza e misura,
e con grande placidità
lungi dagli estri folli, perché
duplice è l'arco della beltà
che l'Amore (Eros) tende su di noi:
l'uno ci porta felicità,
l'altro la vita torbida fa.»
Statua di Pothos, copia in marmo di età adrianea da originale del IV secolo a.C. attribuito a Skopas (Σκόπας)[4]. Rinvenuta nell'area di via Cavour (Roma) nel 1940 è oggi conservata ai Musei capitolini di Roma. Skopas, secondo Pausania[5] è anche autore di un Eros, di un Imeros e di un Pothos collocati nel tempio di Afrodite Prassi, questo già ricordato da Senofonte[6]. Pausania, rispetto a queste figure divine ricorda anche che «se diversi sono i loro nomi, così diverse sono anche le loro funzioni.»
Affresco di epoca romana da Pompei, oggi conservato al Museo archeologico nazionale di Napoli. Sulla sinistra la dea Suada (lat., gr. Peitho, Persuasione) accompagna Amor (Eros) da Venus (Afrodite, Venere) per farlo punire per aver scagliato su un bersaglio errato la sua freccia. Alle spalle di Venus, Anteros.
Ganimede con aquila. Particolare di una scultura della seconda metà del II secolo d.C., da un modello tardo ellenistico a sua volta derivato dall'ambito figurativo greco del IV secolo a.C. Conservato al Museo archeologico nazionale di Napoli. Ganimede (Γανυμήδης) è nell'Iliade[7], rapito da dagli dèi per divenire il coppiere di Zeus. Nell'inno omerico Ad Afrodite[8] viene trascinato via da un vento. Successivamente[9] si immagina rapito dall'aquila di Zeus, oppure dallo stesso Zeus che ha preso le sembianze di un'aquila[10]. Se precedentemente sono gli dèi, o lo stesso Zeus, a volere semplicemente un bel coppiere identificato in Ganimede, a partire da Teognide la tradizione greca eroticizza il racconto in senso pederastico trasformandolo nell'amasio di Zeus[11]:
(GRC) «Παιδοφιλεῖν δέ τι τερπνόν, ἐπεί ποτε καὶ Γανυμήδους
ἤρατο καὶ Κρονίδης, ἀθανάτων βασιλεύς,
ἁρπάξας δ' ἐς Ὄλυμπον ἀνήγαγε καί μιν ἔθηκεν
δαίμονα, παιδείης ἄνθος ἔχοντ' ἐρατόν.»
(IT) «Amare i fanciulli è dolce: anche il Cronide,
re degli immortali, s'innamoro di Ganimede. Lo rapì, lo portò in Olimpo, lo fece dio,
perché aveva il fiore amato di giovinezza.»
Imene (Ὑμέναιος), in un mosaico rinvenuto ai Bagni di Nettuno (Ostia antica). Imene, il cui corrispondente romano è Talassio[12], è una divinità del matrimonio derivata dai canti dell'epitalamio. Viene rappresentato di belle fattezze, biondo e mentre reca una torcia per il corteo nuziale serale.

Gli Eroti (in greco antico: Ἒρωτες?, Èrōtes), adattati in lingua italiana anche come Amori o Amorini, sono un insieme di figure collettivamente associate all'amore divino e alla sessualità, presenti all'interno della poesia e della letteratura[13] e dell'arte classica ed ellenistica[14] fondate sulla mitologia e sulla religione greca. Erotes (eroti) è il plurale di Eros (Ἔρως), questo il dio e la potenza divina del desiderio sessuale[15][16], e dell'amore divino a cui appartiene una ricca letteratura mitologica e teologica.

Tra gli Eroti, oltre a Eros stesso, venivano in genere contati[17]:

Con il termine "Eroti" si indicano anche quei devoti alla divinità di Eros nei suoi centri di culto a Filadelfia e a Pario nella Misia[18].

Nella filosofia neoplatonica di Plotino[19] gli Erotes sono quei due aspetti, o dèmoni, individuali, delle anime degli uomini che corrispondono rispettivamente da una parte a quell'Afrodite intesa come "Anima universale", purissima ed esclusivamente rivolta al Nous (νοῦς) nella cui contemplazione genera l'Eros divino, e dall'altra a quella Afrodite intesa come "Anima del mondo" che invece genera un altro Eros che presiede alle unioni umane.

Gli Eroti, spesso raffigurati nella forma di fanciulli alati, divengono motivo costante dell'arte ellenistica, ma possono anche apparire spesso nell'arte romana in forma di Erotes, Cupido o di Amorini[20] laddove tuttavia:

«Le innumerevoli figurazioni ellenistiche e romane di eroti o amorini (Eros viene chiamato a Roma Amor o Cupido) sono spesso simboli della vicenda del neofita durante l'iniziazione o dell'anima nell'aldilà, vicenda che si collega la favola di Amore e Psiche, narrata da Apuleio nelle Metamorfosi

Nella successiva tradizione classica dell'arte occidentale (soprattutto nel barocco e nel rococò), gli Eroti divengono sempre più onnipresenti come motivo decorativo e indistinguibili dalle figure conosciute col nome di putti o amorini[21].

  1. ^ Metamorphoseon anche conosciuta come L'asino d'oro (Asinus aureus)
  2. ^ OCD2 p. 835.
  3. ^ George M. A. Hanfmann. Oxford Classica Dictionary. Oxford University Press, 1970. In italiano Dizionario delle antichità classiche Cinisello Balsamo, Paoline, 1995, pag.849.
  4. ^ Cfr. Salvatore Rizzo, in Pausania, I, p.460 nota 9.
  5. ^ I, 18,6.
  6. ^ Elleniche V,4,58.
  7. ^ V, 265; XX, 232.
  8. ^ Cfr. 208.
  9. ^ Cfr. Virgilio, Eneide, V, 225
  10. ^ Ovidio, Metamorfosi, X, 155 e sgg.
  11. ^ Cfr. OCD2 p.1004 e OCD4 p. 603
  12. ^ Tito Livio Ab Urbe condita (I, 9, 11) e Plutarco ( Quaestiones Romanae, XXXI)
  13. ^ Cfr. ad es. Ateneo XIII, 562; Anthologia Palatina; Apollonio Rodio III, 452, 687, 765, 937.
  14. ^

    «Il sentimento, la capacità di sentire, è un elemento impalpabile, che trascende propriamente la vista; ma a partire dalla fine del V secolo a.C., e per quasi tutto il IV secolo, gli artisti greci si preoccuparono di dare una rappresentazione visiva dell'uomo come essere sensibile. È questa l'epoca in cui figure alate di Eros e degli Eroti svolazzanti divengono l'allegoria più comune del sentimento amoroso [...]»

  15. ^

    «Eros was the ancient Greek god of sexual (either homosexual or heterosexual) love or desire.»

  16. ^ Il corrispondente dio romano è indicato come Amor o Cupìdo
  17. ^ (EN) Claude Calame, The Poetics of Eros in Ancient Greece, Princeton University Press, 1999, pp. 30–32.
  18. ^ Dizionario di antichità classiche (Oxford Classical Dictionary OCD2), p. 850
  19. ^ Enneadi, III, 5.
  20. ^ Nel capitolo Beyond death John Ferguson, The Religions of the Roman Empire (Cornell University Press, 1970), p. 145 spiega

    «More frequently they are Erotes, Cupid, Amorini; the theme goes back to Hellenistic art and is found at Rome from the early Empire or even before; sometimes the Erotes appear in their own right. It seems clear that they represent the soul, and that in the hunting and racing scenes we have the agon, the trial or struggle of the soul.»

  21. ^ Leonard Barkan, Unearthing the Past: Archaeology and Aesthetics in the Making of Renaissance Culture (Yale University Press, 1999), p. 138.

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